Cacciatori sul piede di guerra Le associazioni fanno fronte comune contro il nuovo calendario venatorio
Le doppiette grossetane sparano a zero sulle scelte provinciali
GROSSETO. Le associazioni dei cacciatori maremmani fanno fronte comune contro le novità del calendario venatorio approvato nei giorni scorsi dal consiglio provinciale. In una nota congiunta a firma di Luciano Monaci (Federcaccia), Claudio Sozzi (Arci Caccia) e Marco Bellini (Enalcaccia) definiscono “arrogante” il modo in cui secondo loro sono state disattese le aspettative del mondo venatorio e agricolo.
In primo luogo non va giù alle doppiette maremmane quell’unico giorno di preapertura fissato per il 1º settembre.
«La preapertura non è più su due giornate – lamentano le tre associazioni – come è sempre avvenuto e come la Regione Toscana consente. Si farà in un solo giorno, oltretutto di giovedì, e si potrà cacciare solo la tortora, per lo più già migrata per quella data in luoghi più caldi. Si nega così la preapertura agli acquatici e al colombaccio, consentiti in tutte le province toscane». «Il colombo – scrivono i cacciatori in polemica con la Provincia – gode di ottima salute, registra da anni un incremento sostanziale anche da noi mentre in altre realtà già comincia a creare problemi alle colture agricole ma questo non interessa a nessuno, tanto i danni li subiscono e pagano agricoltori e cacciatori». Per il colombo inoltre, lamentano Federcaccia, Arcicaccia ed Enalcaccia, le limitazioni alla preapertura che valevano l’anno scorso non ci sono più perché «non vi sono stati ritardi nelle cove». Le associazioni venatorie contestano inoltre il mancato rispetto da parte della Provincia della proposta unitaria di calendario sottoscritta da tutto il mondo agricolo e venatorio (Arci Caccia, Enalcaccia, Federcaccia, Cpa, Italcaccia, Cia e Confagricoltura), fatto che dimostra «che non si ritiene utile un confronto con i rappresentanti di chi gestisce l’ambiente ed il territorio preferendo privilegiare logiche di partito».
«Non è certo con il contentino del colombo – osservano Monaci, Sozzi e Bellini – che si risolve la divergenza che anche a livello nazionale contrappone il mondo animalista e ambientalista a quello di agricoltori e cacciatori». «Siamo gli unici in Toscana – prosegue la nota – ad avere queste smisurate restrizioni. È ingiustificabile non consentire ai maremmani quello che per i senesi, i livornesi e i pisani da sempre è possibile. I nostri consiglieri provinciali ci considerano cittadini di serie B o sono, forse, influenzati dalle scelte dei Vip che popolano la nostra provincia solo una settimana all’anno?”. Una precisazione infine sull’anticipo della caccia al cinghiale: «Non è una concessione anticipare la caccia al cinghiale di una settimana. È solo un’esigenza dovuta alla necessità di salvaguardare le semine che si praticano in quel periodo, per cui siamo costretti a forzare i tempi facendo le battute in condizioni climatiche non ottimali né per noi né per i cani. Ma lo facciamo per venire incontro alle esigenze del mondo agricolo».
S.L.
IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto