ROMA - La sola ipotesi ha provocato un polverone sul web, petizioni, reazioni furiose. Ma la possibile tassa sui cani non è nei piani del governo Monti. La proposta è stata fatta da Gianni Mancuso, deputato Pdl e medico veterinario relatore della legge quadro “Nuove norme in materia di animali d'affezione, di prevenzione del randagismo e tutela dell'incolumità pubblica” in esame alla Commissione Affari sociali della Camera.

“Nell'art. 15 – spiega Mancuso - ho proposto di inserire la facoltà dei comuni di introdurre una tassa di scopo sul possesso di cani e gatti. Le risorse dovrebbero essere vincolate a sostenere i servizi per gli animali che spesso, soprattutto i piccoli comuni, non riescono a finanziare”. L'ipotetico balzello, che secondo Mancuso, “sarebbe tra i 10 e i 30 euro l'anno”, farebbe di certo piacere ai Comuni. “L'Anci ha detto che poteva essere una buona idea. Per mantenere un cane nel canile un Comune spende fra i 2 e i 3 euro al giorno, circa mille ogni anno”. Se si moltiplicano per i migliaia di cani presenti nelle strutture comunali il conto diventa salato. “Si tratterebbe di un'entrata dedicata – spiega ancora il deputato - che andrebbe al mantenimento dei cani nei canili, ai programmi di sterilizzazione, alle campagne di sensibilizzazione sulle adozioni”.

Soltanto l'idea di un'altra tassa, ancorché simbolica, però fa scattare la rabbia dei cittadini. E non invoglia a prendere in casa un amico a quattro zampe. “Ma i comuni potrebbero esentare dal pagamento coloro che hanno i cani sterilizzati, o chi ha un disabile in casa o chi ha adottato l'animale in canile”.
In commissione comunque non c'è un parere concorde sulle proposta. E il cammino della legge è ancora lungo così che è improbabile che venga alla luce in questa legislatura. Dal 2012 entra invece in vigore il nuovo redditometro, che prevede fra le voci anche le spese veterinarie. “Questa sì una fesseria – accusa Mancuso – C'è una contraddizione: le spese veterinarie possono essere detratte e poi le si calcolano per identificare i redditi alti”. Eppure è così, dal prossimo anno portare il nostro amico dal veterinario verrà considerato alla stregua del possesso di un auto di lusso o di uno yacht.


L'INTERVISTA

Francesca Martini, deputata della Lega ed ex sottosegretario alla Salute con delega alla medicina veterinaria ed al benessere animale Sarebbe d'accordo con una tassa sui cani? Sono nettamente contraria. Avere un cane non è un lusso e non deve esserlo e poi scoraggia le adozioni. Vanificherebbe tutto quello che abbiamo fatto per favorirle. Sarebbe un passo indietro sul piano culturale.

Il cane come un lusso? Un messaggio assurdo. Se i comuni dovessero imporla, spero almeno che vengano esentate le categorie fragili sia sul piano economico che sul piano sanitario, per esempio famiglie con disabili o anziani. Così verrebbe almeno rispettato l'aspetto sociale della convivenza con gli animali.

E sulle spese veterinarie nel redditometro cosa pensa? Inaccettabile. Le cure veterinarie non sono un lusso. Ci sono molte famiglie che, tanto più in un momento di crisi, fanno grandi sacrifici per mantenere in buona salute e prestare le cure veterinarie adeguate ai propri animali da compagnia.

di Alessandra Severini LEGGO