La NOTTE DELLE STELLE CADENTI
Quando la sveglia di Aldo suonò il gallo era ancora lontano dal cantare.
L’agriturismo della signora Maria è isolato nel silenzio assoluto della Val di Comino,nulla che potesse destare il riposo della natura e del paesaggio intorno a noi.
Aldo si mise subito ai fornelli per cucinare la sua personalissima colazione a base di riso e farro,mentre io scelsi una più tradizionale omelette e fette biscottate con marmellata,mentre la fumante moka da otto indicava la grande quantità di caffè che ci avrebbe fatto compagnia nell’intera giornata di caccia.
San Donato appariva in tutta la sua bellezza di paesaggio fiabesco,simile a quello che le mamme predispongono nei presepi per i loro bimbi; i fari dei lampioni e le lampade delle case con il loro bagliore aprivano un tenue passaggio di luce nell’oscurità delle montagne disegnandone i contorni e regalandoci la testimonianza della presenza umana in quell’angolo prossimo al Parco Nazionale d’Abruzzo
Il cielo di un nero pece costellato da migliaia di stelle di tutte le grandezze catturarono la mia attenzione come un bambino che è in attesa di ricevere il suo regalo;i cani nell’improvvisato ricovero già uggiolavano in attesa di essere liberati ,ma non riuscivo a staccare gli occhi da quella maestosità quando un improvviso bagliore mi sorvolò sopra la testa.
Una scia luminosa intensa e folgorante tracciò una parabola discendente piombando dall’alto verso il centro cupo della valle,per un attimo pensai alla stella Cometa invece che ad una stella cadente,ma subito incontrai lo sguardo dei miei occhi con quelli di Aldo che brillavano al pensiero di poter esprimere ,nel rispetto delle tradizioni,un silenzioso desiderio.
Alle cinque del mattino avevamo già percorso tutta la Val di Canneto per trovarci oltre il passo Dei Monaci a quota 1976 metri,un posto ideale per l’ascolto del canto delle coturnici.
Stretti nel caldo dei pile e protetti da generosi cappelli a protezione del vento che cercava di intimorirci con le sue sferzanti frustate ,eravamo in trepida attesa mentre di soppiatto senza farmi notare sorseggiavo dalla mia fiaschetta d’argento un abbondante sorso di vecchio wiskhy scozzese.
L’attesa fu breve e subito avemmo la conferma della presenza di un piccolo numero di cotorni..un breve cenno e ci aprimmo a forbice in modo di essere ciascuno a copertura di un lato rispetto al lavoro dei nostri cani.
In pochissimo Rum il setter bianco-nero di Aldo fece sua l’usta dei selvatici e rapidamente ne agganciò la via di fuga verso un contrafforte di rocce che costituiva l’estremo riparo prima dell’involo verso i dirupi scoscesi .In bruttissimo ma efficace stile il setter si bloccò con la coda alta ,gli altri cani andarono in consenso sicuri dell’azione del loro compagno e noi ci preparammo come meglio il terreno permetteva.
Non ho mai capito quanto siano brevi o lunghissimi i momenti dettati dall’attesa della ferma fino all’involo dei selvatici,ma so perfettamente che per me rappresentano una miscela unica di emozioni,dove l’adrenalina si fonde con l’ansia di sbagliare ,momenti in cui rapidamente cerco di richiamare dalla memoria momenti analoghi che possano essermi di aiuto,la rivisitazione di precedenti deja-vu.
Ci congratuliamo a vicenda e premiamo i cani che ci hanno permesso di conseguire tre bellissimi esemplari di coturnici;osserviamo i riflessi azzurri del piumaggio grigio sulla schiena e il rosso del becco e delle zampe anche questa volta catturano la nostra immaginazione di eterni ragazzi trasformati in uomini adulti a discapito della nostra volontà.
Quando stiamo riscendendo dalla cima della Meta (m 2241)sono le 15,00 e la stanchezza si è ormai impadronita del mio corpo,la schiena implora un giaciglio dove sdraiarsi e i piedi di liberarsi dei vecchi Lowa che da oltre 10 ore li stringono….sono allo stremo quando Till si ferma indicando con sicurezza verso delle rocce sulla mia sinistra.Getto velocemente lo zaino a terra per aver maggiore libertà di movimento e sopravanzo lateralmente il cane in modo da essere nella miglior posizione di tiro…30/50 secondi e 2 cotorni accendono i reattori sotto le loro ali …1 colpo di stoccata e l’uccello centrato dal piombo si rigira 3/4 volte su se stesso prima di finire la sua maldestra traiettoria contro una roccia affiorante dal terreno.
Che dire?Certo, fu una giornata di quelle che non si dimenticano .Ben quattro cotorni in carniere e tanta felicità,tanta emozione ancora oggi nel ricordare quei momenti,ma soprattutto la consapevolezza che per ottenere dei risultati occorre sempre si passione ma anche tanta, tanta umiltà…cosa stò dicendo?facile.ricordate le stelle cadenti,i desideri segreti? Cosa pensate che io abbia espresso quella notte ?diventare miliardario?sicuramente no perché altrimenti starei ancora qui a giocare il superenalotto,chiesi semplicemente 2 coturnici per me e 2 per Aldo…
Tratto dal diario dei ricordi di un quasi ex cacciatore
Ottobre 2001