CESENA – I danni causati dalla fauna selvatica possono mettere in ginocchio l’attività agricola. E’ il grido di allarme che arriva da un’azienda agricola di Ranchio di Sarsina, la ‘Foschi Francesco’ di via Fiezzo. La sua storia è quella di coltivazioni distrutte e di rimborsi mancati. I cinghiali scorrazzano a centinaia sul suo suolo che alla fine il terreno sembra arato e delle coltivazioni neanche l’ombra. Spiegano dall’azienda agricola: “E’ un problema che sta arrecando gravi danni, oltre che a me personalmente, a tutta l’agricoltura del nostro territorio”.
Quindi spiega: “Sono un coltivatore diretto di Ranchio, frazione del Comune di Sarsina, l’attività prevalente del mio fondo agricolo è rappresentata da frumento e erba medica. L’azienda si sviluppa su una vasta area e per circa 5 Km di fronte confina con un’area demaniale investita a bosco. Purtroppo da 3 anni a questa parte i raccolti sono gravemente danneggiati dai cinghiali. Non si tratta appena di qualche capo isolato o di qualche famigliola, sono vere e proprie mandrie di un centinaio di capi che scorazzano liberamente nei campi coltivati e rendendoli improduttivi”.
E ancora il coltivatore: “I danni sono così evidenti che dopo il passaggio dei cinghiali il terreno sembra essere appena arato. Già un anno fa ho fatto la segnalazione dei danni subiti (valutati da un perito in svariate migliaia di euro) alle autorità competenti, ma sinora non solo non ho ricevuto alcun risarcimento ma non ho visto mettere in atto nessuna azione volta a salvaguardare le produzioni agricole e l’incolumità delle persone”.
La richiesta, in particolare, è di realizzare in area demaniale i cosiddetti campi a perdere con pasturazione. In pratica si tratta di coltivare aree, al momento incolte, per far sì che i cinghiali si procurino il cibo senza arrivare alle aree agricole coltivate a produzione. Altri interventi necessari sarebbero quelli che consentono veramente la caccia di selezione. “Le istituzioni si ricordano di noi contadini solamente quando vedono come si impoverisce un territorio non presidiato dal lavoro dell’uomo”, commenta l’agricoltore. “Se non mettono gli agricoltori nelle condizioni di poter vivere del loro lavoro non vengano poi a lamentarsi quando si trovano le campagne abbandonate e inselvatichite”.