Mi presento con questo mio scritto di tanti anni fa:
"Sei nato così: cacciator del bosco. Ti porti dentro quell'istinto antico e ti senti vivo ad esprimerlo.
Esser cacciatore è una filosofia di vita, un modo di guardare il mondo attorno: l'uomo fu cacciatore, poi dissodò la terra, addomesticò l'animale, scoprì la tecnica e si elevò con l'arte; ogni volta guardò alla natura con occhio diverso. Il primo rimase il rapporto più diretto e più vero: nella natura viveva, parte di lei e protagonista, e dalla natura traeva quanto aveva bisogno. Rivivere queste sensazioni ti dà ancor oggi un senso di libertà, di appagamento di questo tuo amore per la vita e per la natura che ti cresce attorno, e ti fa gioire e ti fa soffrire a possederne i frutti.
Vorrei potermi appagare cogliendo l'immagine col lungo teleobbiettivo, ma resta sempre l'insoddisfazione dell'escluso, il desiderio non saziato di un amore bruciante. Come guardare la donna che si ama e non averla.
Chi dice che la caccia è uno sport, certamente sarebbe un benemerito per tutti a scegliersene un altro. Chi poi sostiene che è il modo di far moto o di portare a spasso cane e fucile, acquisterebbe meriti se a spasso portasse moglie e figli!
La caccia è un'altra cosa: ogni mattina ti affacci alla finestra e guardi il cielo; ti senti dentro lo scorrere del tempo ed il cambiar delle stagioni; sei là nel bosco anche se sei lontano. La caccia è in tutti i giorni: ti basta lo spuntar di un fiore, scorger sulla siepe il pettirosso, veder passare il nibbio su nel cielo.
Non osi dirlo. Sei padre di famiglia. Fai il tuo lavoro con soddisfazione. Ti occupi della cosa pubblica. Sei partecipe di tante attività. Ma davanti a tutto, dentro di te, senti porsi l'esser cacciatore: quel cacciator del bosco."