Nutria
La Lav (Lega antivivisezione) di Verona se ci sarà guerra alle nutrie, starà dalla parte delle nutrie. Lo annuncia prendendo spunto dalla cronaca del convegno di Gazzo della scorsa settimana, dove alcuni sindaci lanciavano l’allarme aprendo di fatto le ostilità contro i roditori. «Nulla di strano se si pensa che l’esercito ha da sempre la pessima tendenza a risolvere i problemi di convivenza ricorrendo all’uso delle armi, grave se si considera che viene auspicato l’intervento dei cacciatori in violazione delle norme nazionali e regionali sulla caccia», commenta la Lav, «perché si prefigura un intervento di palese violazione delle regole da parte dei Comuni che, al contrario, dovrebbero essere esempio per i cittadini di scrupoloso rispetto delle norme».
Secondo l’associazione animalista, «non vi è tuttora evidenza incontrovertibile e concreta che i danni denunciati agli argini e ai raccolti agricoli siano realmente ascrivibili alle nutrie». Un esempio documentato di quanto gli animalisti sostengono è ciò che successe un paio di anni fa, provincia di Padova, dopo un lungo periodo di piogge, quando cedettero gli argini del fiume Muson. Immediata da parte degli amministratori della zona l’accusa alle nutrie, additate quali responsabili dell’esondazione del fiume: ne avrebbero messo a rischio la stabilità idraulica a causa delle presunte gallerie scavate sugli argini. Ma poi gli stessi amministratori sono stati costretti a ritrattare davanti all’evidenza: il cedimento dell’argine era avvenuto in un punto dove un’azienda aveva lavorato, non a regola d’arte, per sistemare la difesa spondale.
Secondo la Lav, le testimonianze degli agricoltori che dichiarano di avere subito la distruzione del raccolto di interi campi di granturco sono prive di fondamento, «tuttavia, amministratori e agricoltori invocano la strage di questi animali. Ma le campagne di eliminazione delle nutrie in questi anni dovrebbero aver ampiamente dimostrato quanto siano inefficaci, perché uccidere animali selvatici significa liberare un areale che in brevissimo tempo viene ricolonizzato dai consimili provenienti dai territori vicini. Inoltre, uccidere un animale selvatico contribuisce a far aumentare il tasso di natalità della specie che diviene più prolifica per colmare le perdite indotte dagli interventi dell’uomo».
Per la Lav è un ragionamento semplice, condiviso dalle istituzioni scientifiche, «ma evidentemente troppo complesso per chi non vuol capire e preferisce invocare una pioggia di piombo nelle nostre campagne. La demonizzazione delle nutrie poggia sulla disinformazione: la realtà è che i cacciatori, uccidendo le volpi, eliminano gli unici predatori naturali delle nutrie presenti sul territorio, predatori che in qualche misura potrebbero contenere il numero di questi roditori». Quindi le soluzioni che propone per affrontare la situazione della presenza massiccia di nutrie e tenerne sotto controllo la popolazione sono l’immediata sospensione dell’uccisione delle volpi e l’avvio di un programma di sterilizzazione. «Lo stesso Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, massima autorità scientifica nazionale in materia di fauna selvatica, è consapevole che non si possa ormai pensare all’eradicazione della nutria dai nostri territori», conclude la Lav. V.Z.
Tratto da https://w*w.larena.it