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L'inganno del Piombo
questo articolo tratta un argomento che vale la pena perdere cinque minuti per leggerlo e farsi una idea di chi e cosa abbiamo contro
L’inganno del piombo
Un attacco pretestuoso, teso a supportare il teorema (indimostrato) della tossicità delle munizioni: con quest’azione e un’evidente manipolazione delle informazioni, gli anticaccia sfidano il mondo venatorio. Non c’e alcun divieto a livello nazionale.
La battaglia legale-procedurale che ogni anno precede l’apertura di caccia ha avuto quest’anno un’evoluzione inedita e per molti versi imprevista. Schierate come ogni anno con la consueta ottima concertazione e puntualità operativa, le forze anticaccia hanno aggiunto ai soliti esposti contro i tempi e le modalità di caccia previsti dai calendari regionali una inedita raffica di ricorsi ai Tar, incentrati sulla mancata “osservanza” da parte degli stessi calendari del parere espresso dall’Ispra sul tema dell’inquinamento ambientale da piombo. Il lungo documento mescola considerazioni varie su questo materiale, e conclude suggerendo, tra l’altro, l’impiego di munizioni prive di piombo nella caccia agli ungulati. Inutile chiedersi maliziosamente quali pressioni o influenze possano avere ispirato un’enunciazione tanto ampia e articolata (e in una sola direzione) da parte dell’Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, e altrettanto superfluo chiedersi il perché di una tempistica così calzante con i tempi dei calendari venatori a fronte di un argomento tanto vasto e articolato. Formalmente l’imputato è il piombo, definito tossico per l’ambiente nella globalità delle sue manifestazioni, ma da interdire, guarda caso, solo per l’impiego sicuramente più innocuo, quello venatorio.
“In realtà – conferma Mario Gè, segretario dell’Associazione europea produttori di munizioni – quello delle associazioni verdi è un attacco globale alla caccia, supportato da pretestuose giustificazioni pseudoscientifiche”. Va ricordato che il documento dell’Ispra non è vincolante, ma ha solo lo scopo di sollecitare l’attenzione delle Regioni su una problematica ambientale di indubbia importanza. Vale a dire che, qualunque sia l’orientamento normativo scelto, le Regioni debbono tenere conto delle riflessioni dell’Istituto. In questo senso, con la consueta superficialità, quasi tutte le Amministrazioni regionali non si sono neppure premurate di inserire nella parte introduttiva del proprio calendario venatorio la formula di rito “preso atto del parere orientativo di Ispra, si delibera quanto segue”, e si sono viste accusare di non avere neppure preso lettura del parere dell’Ispra.
Su questa base (che costituisce un errore di procedura o di “metodo”), la coalizione anticaccia ha avuto buon gioco nel ricusare i calendari emanati, costringendo le Regioni a riformulare la stesura del testo, ma partendo dal vizio “formale” ha ancora rincarato la dose, cercando di far passare il concetto per cui il parere di Ispra (che suggerisce l’impiego di munizioni prive di piombo) equivarrebbe ad un bando delle cartucce tradizionali a palla in piombo per la caccia agli ungulati: con un piccolo colpo di mano (e un’interpretazione del tutto impropria) si è tentato di mettere in crisi un intero comparto (si pensi all’impiego di palle asciutte nella caccia al cinghiale!!) nella speranza di creare un blocco generalizzato all’attività venatoria.
“Il tema del piombo è vissuto in modo emotivo ed ideologico, – spiega il dottor Gè – e viene contrabbandato tout-court come verità scientifica. Noi esigiamo un approccio tecnico-scientifico e non ci accontentiamo di considerazioni generiche. Una cosa è parlare di piombo in generale e altro è parlare di piombo delle munizioni, come si confonde tra piombo metallico e composti e derivati che hanno chimica e possibilità di evoluzione assai diverse. Noi, come Associazione europea produttori di munizioni possiamo sostenere un’affermazione categorica: il piombo delle munizioni non rappresenta un fattore di rischio per la salute umana. Non esiste nessuna normativa europea che limiti l’impiego del piombo nelle munizioni. La procedura Reach, che prevede l’analisi di ogni materia prima al fine di stabilirne limiti e divieti nell’uso, nel 2011 ha affrontato anche il tema del piombo nelle munizioni.
Nel complesso erano state prese in esame 120 sostanze potenzialmente tossiche: il piombo metallico è stato assolto e non è stato oggetto di alcuna richiesta restrittiva. Vanno aggiunti a questo quanto risulta da uno studio ponderoso del Efs Authority sul piombo come fattore di rischio negli alimenti, che non ha rilevato alcuna sensibile differenza tra grandi consumatori di selvaggina cacciata e non-consumatori, e quanto rilevato da uno studio svedese ad alta tecnologia sulla dispersione del piombo da proiettile nelle carni della selvaggina, che supererebbe di poco la quantità di piombo normalmente assunta con l’acqua”.
Il Comitato nazionale caccia e natura e le associazioni venatorie che fanno capo a Face Italia (Federcaccia, Liberacaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi) con l’Assoarmieri hanno risposto fornendo alle istituzioni regionali una serie di documenti tecnici, atti a fugare ogni dubbio nell’utilizzo delle munizioni a base di piombo nella caccia agli ungulati, e impugnando la recente decisione del Consiglio di Stato (udienza del 23 ottobre) che ha confermato il rigetto, già espresso alla fine di luglio dal Tar dell’Emilia-Romagna, della richiesta di sospensione cautelare da parte delle associazioni ambientaliste sui calendari venatori della Provincia di Forlì-Cesena, dove si respinge l’ipotesi di imporre l’utilizzo di munizioni “atossiche” (termine improprio, in quanto implica un pre-giudizio!) per la caccia agli ungulati, mantenendo la possibilità di utilizzare il munizionamento di piombo.
Il comunicato ufficiale di Cncn, Face Italia e Assoarmieri conclude suggerendo una più attenta riflessione sull’opportunità di adeguarsi, senza gli opportuni approfondimenti, a quello che per il momento rimane un suggerimento non supportato da alcun divieto legislativo, affinché si scongiuri, in assenza di specifici divieti, ogni ulteriore provvedimento lesivo nei confronti dell’utilizzo del munizionamento a base di piombo.
L’azione massiccia delle forze anticaccia, comunque, ha avuto l’effetto di sconvolgere il panorama venatorio nazionale frammentando la realtà normativa: il Molise, per esempio, frettolosamente si è allineato alla prima ordinanza del Tar, imponendo l’impiego di munizioni a palla senza piombo, mentre le altre Regioni, in ordine sparso, hanno seguito le indicazioni di Cncn e hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, dopo avere riscritto “correttamente” il testo in riferimento alle riflessioni di Ispra sul piombo; i primi pareri positivi sono di questi giorni e altri sono attesi. Di fatto non esiste alcun divieto a livello nazionale circa l’impiego di munizioni a palla in piombo.
Il documento Ispra, espresso in 81 pagine, merita anch’esso un commento approfondito. Citando fonti documentali limitate, si mescolano allegramente argomenti diversi: si cita ripetutamente quanto avvenuto con l’eliminazione del piombo dai carburanti in analogia a quanto si vorrebbe introdurre con le munizioni, dimenticando l’enorme distanza, nella quantità, nella diffusione territoriale e nella problematica specifica che separa il piombo metallico da quello contenuto in polveri ed emissioni gassose. Allo stesso modo si sovrappongono, in modo del tutto improprio, le tematiche relative alle zone umide e all’avifauna (dove si adottano da tempo munizioni senza piombo) all’argomento della caccia agli ungulati. Non è un caso, infine, che buona parte delle conclusioni catastrofiste sul tema del piombo riprese nel documento Ispra emergano da un convegno del 2011 di ornitologia, che rappresenta un segmento importante del panorama faunistico, ma assolutamente diverso e distante dalle problematiche poste dall’impiego del piombo nella caccia agli ungulati.
Ben due convegni internazionali sul piombo tenutisi a Roma nel 2004 e 2005 hanno evidenziato come, allo stato attuale, il piombo metallico adottato nelle munizioni da caccia non possa essere considerato responsabile di danni ecologici, fatte salve eccezioni ambientali e faunistiche verso le quali già da anni si opera particolare attenzione (zone umide e aree con specie a particolare rischio dove il munizionamento in piombo è vietato). Le aziende di munizioni da anni studiano e sperimentano materiali alternativi al piombo, metallo di cui conosciamo pregi e difetti, sostituendolo con miscele di metalli e polimeri spesso inedite con comportamento diverso in termini di impatto ambientale e performance. Ma questa ricerca non autorizza né giustifica l’equazione piombo metallico=veleno che oggi si tenta di omologare, senza alcuna base scientifica, ma con semplice elencazione di possibili inconvenienti mediati da applicazioni del piombo del tutto diverse dalle munizioni. Le Regioni debbono ascoltare l’Ispra, ma non sono tenute a condividerne supinamente le conclusioni, senza il conforto di basi scientifiche attendibili e super partes, e l’attacco al piombo, al di là di ogni pretestuosa dissertazione, va visto solo ed esclusivamente come un attacco globale al mondo venatorio.
Alex Guzzi
Caccia & Tiro