Primo porto d'arma, prima giornata di caccia..
Ricordo di aver dormito pochissimo quella notte, immerso tra vari pensieri e ricordi; la licenza mi era stata consegnata poco tempo prima e quella sarebbe stata la mia prima giornata di caccia a tutti gli effetti. Ma non era solo quello a tenermi sveglio in quella calda notte di inizio ottobre: sarebbe stata anche la prima giornata di caccia di mio padre, dopo una lunga sofferenza durata cinque anni.
Quando, alle cinque e un quarto, la sveglia iniziò lievemente a suonare sopra il comodino, tirai un sospiro. "Eccoci qui, adesso...siamo ad un nuovo inizio.." pensai alzandomi dal materasso e cercando di contenere l'eccitazione nel compiere tutti quegli atti che da tempo prima faccio la domenica di caccia. Dopo aver meticolosamente preparato tutto l'occorrente, aver posizionato a dovere le cartucce nella cinta e dato una veloce pulita al sovrapposto, mi misi in macchina, per raggiungere la casa del mio vecchio, ormai da quindici anni separata da quella di mia madre...e dalla mia.
Mentre guidavo, pensai con un sorriso che ormai la conoscevo a memoria, quella strada, dopo anni e anni passati a farla in bus, moto e poi, finalmente, in macchina.
Arrivato davanti al casale che ancora tutto era buio, una sola luce era accesa e una sola persona lì seduta, a cambiarsi le scarpe.
"Ecco il cacciatore..!" le due frasi risuonarono quasi all'unisono, mentre ci salutavamo a vicenda con un'espressione ormai diventata d'abitudine. Dopo aver scambiato qualche parola, salimmo a prendere i cani, due incroci alle prime armi, in realtà, ma cui siamo estremamente legati.
Ancora venti minuti di strada fatti con il consueto passo lento ci separavano dalla nostra vecchia zona di caccia, e arrivati lì, vidi nei suoi occhi l'affetto che provava per quel posto: una volta era tutto terreno di suo padre, diviso poi in varie parti per necessità...anche se, in fondo, era ancora tutto nostro.
Scesi dalla macchina, iniziammo un piccolo giro per abituare i cani, prima di raggiungere alcuni amici che avevamo sentito a qualche centinaio di metri di distanza.
Pochi minuti dopo, la caccia aveva inizio.
Nonostante per innumerevoli volte avessi affiancato mio padre nella battuta alla lepre, non sapevo bene dove posizionarmi, come tenere il fucile...dove guardare.
Il cielo era terso e un sole fin troppo luminoso ci accompagnava nella lenta camminata attraverso il folto, mentre con uno sguardo sempre più attento e sicuro, scrutavo il terreno davanti a me.
"State attenti al cane, sembra abbia sentito qualcosa là.." disse ad un certo punto un amico. Ricordo di aver sentito il cuore battere all'impazzata e le mani sudare, di aver sussurrato qualcosa tra me e me per trovare la calma prima di spostarmi in un punto che potesse farmi vedere bene. Mio padre era qualche metro dietro di me, il piccolo calibro saldamente stretto in pugno e lo sguardo di un predatore nato. Per qualche istante restai a guardarlo, pensando a quanta forza ci fosse in quella persona che, nonostante la precaria condizione fisica, aveva ritrovato il coraggio di fare; ma in quel momento non potevo distrarmi troppo e subito ripresi la concentrazione.
Non passò un minuto quando un piccolo lamento del cane segnò la partenza di due splendide lepri dal folto di un asparago; la mia posizione non era delle migliori: la preda sfilava via in obliquo e veloce, con il cane alle spalle, mentre l'altra aveva deciso una via più dritta, salendo in un leggero pendìo più lontano dalla mia posizione.
Portato il fucile sulla spalla, chiusi l'occhio sinistro per cercare con l'altro il punto esatto in cui colpire e, inaspettatamente, tutta la tensione sciamò, lasciando spazio solo ai rumori della natura e i significati che aveva quel gesto; per un istante il mio respirò si fermò, mentre stringevo il dito sul grilletto dorato dell'arma e vedevo, subito dopo, la lepre interrompere bruscamente la sua corsa. Non passò un secondo quando sentii il secondo colpo; per un attimo mi chiesi come avesse fatto ad esplodere, prima di notare con la coda dell'occhio che anche il fucile di mio padre era sulla sua spalla ed aveva appena fatto fuoco. Con un espressione stupita, guardai prima la mia e poi la sua preda, incredulo. Mentre lui mi veniva incontro sorridente con il fucile in spalla per abbracciarmi, provai una gioia come raramente nell'ultimo periodo avevo provato, come non avrei creduto che mi potesse dare una sola preda.
Il resto della giornata di caccia passò quasi senza vedere altra selvaggina, ma a me non importava: ero pienamente soddisfatto così, per quel giorno, e non mi sarei potuto aspettare di meglio...
Re: Primo porto d'arma, prima giornata di caccia..
Bravo Kyran, complimenti. Il primo giorno non si scorda mai!
Il mio è stato alcuni anni fa ma devo ammettere che quando ci penso è come se l'abbia vissuto ieri. Indimenticabile.
Re: Primo porto d'arma, prima giornata di caccia..
Complimenti Kyran ,per il primo giorno di caccia e di porto d’armi, dovrebbe essere stata una bellissima emozione, mi ricordo io che l’ho presso negli anni 70, fu di giovedì, andai a caccia ed ho sbagliato una bella beccaccia cosa indimenticabile.-
Re: Primo porto d'arma, prima giornata di caccia..
La caccia e' anche questo,pochi attimi per appagare infinite uscite senza una penna,ma l'importante e' senza dubbio il contorno,la preparazione,gli amici,il lavoro dei cani e tutto quello che ci permette di praticarla,il carniere come detto tantissime volte e' importante,ma non fondamentale...ciao e complimenti per il racconto....Davide...
Re: Primo porto d'arma, prima giornata di caccia..
Grande Kyran, ho letto questo racconto con gli occhi lucidi, ho pensato a mio padre e a mio nonno il primo (grande allodolaio e leprarolo) non caccia più ma vorrebbe farlo e ogni volta che torno da una battuta vuole sapere tutto, il secondo sicuramente si fa le sue battute di caccia nei verdi prati del paradiso, perchè chi è Cacciatore lo è per sempre.