Aldila' delle qualifiche assegnate, sempre piu' persone si chiedono se molte onlus siano effettivamente organizzazioni "non lucrative" e soprattutto se siano davvero "di utilita' sociale". Nell'articolo: "Quando la onlus fa affari d'oro", pubblicato da "La Prealpina" lo scorso 26 giugno, si parlava di un vero e proprio boom di associazioni onlus che dall'oggi al domani si costituiscono per offrire servizi (sanitari in quel caso specifico), ma che spesso dietro una facciata di "ammirevole volontariato" nascondono veri e propri business.
FederFauna, che difende chi vive di e con gli animali alla luce del sole, la settimana scorsa ha sollevato il caso di un'associazione animalista (una delle tante), che nata solamente nel 2005 con un fondo di dotazione iniziale di mille euro, presentava nel bilancio 2009 ricavi per oltre 770mila euro e costi di esercizio per oltre 732mila, di cui quasi 480mila di "donazioni" verso una filiale all'estero.
Non per fare accuse dirette ma quantomeno per porsi qualche domanda, visto che se si trattasse di una societa' si potrebbe parlare di un incremento del giro d'affari del 77mila% in soli quattro anni. Guardando i bilanci delle onlus animaliste ci si accorge che i soldi che girano attorno al mondo della "protezione degli animali" sono davvero tanti. Solo per citare le piu' note, basti pensare che la Lav - Lega Anti Vivisezione, al 31 dicembre 2009 ha presentato un bilancio che vede alla voce: "rendiconto della gestione", costi e oneri totali per 2.295.106 euro per l'anno 2009 e per 2.190.343 euro per l'anno 2008 ed un "valore delle risorse totali" di 2.808.712 euro per l'anno 2009 e di 2.716.366 euro per l'anno 2008.
L'Enpa ha reso noto lo scorso 30 giugno di aver approvato un bilancio 2009 che vede entrate complessive per oltre 12 milioni di euro, uscite per circa 11 milioni ed un avanzo di gestione di circa 1 milione di euro. Si legge nel comunicato diffuso dalla stessa associazione animalista, che essa conti di circa 150 sedi locali, di quasi 240 dipendenti e che, per quanto riguarda il 5 per mille, si sia posizionata "tra le prime trenta organizzazioni no profit italiane", e quindi abbia incassato piu' soldi di molte onlus che si occupano invece di bambini o di anziani. Le domande che sorgono spontanee sono tante.
Di tutti questi soldi quanti ne vanno effettivamente impiegati per gli animali? Quanti ne rimangono "in tasca" all'organizzazione? Cosa vuol dire "campagne istituzionali"? Quanti sono i soldi spesi per attaccare attivita' lavorative o ludiche svolte da moltissimi cittadini ma invise agli animalisti? Quanti in campagne che hanno l'obbiettivo di raccogliere altri soldi?
Il Senatore Valerio Carrara (PDL) aveva presentato piu' Interrogazioni Parlamentari per far luce sui "finanziamenti pubblici e i benefici economici delle associazioni ambientaliste, animaliste e anticaccia" e anche per sapere se effettivamente "risulti che l'attivita' di protezione degli animali e affermazione dei loro diritti sia... preordinata, di norma, ad arrecare benefici ai soggetti svantaggiati, se risulti che gli animali possano essere considerati destinatari di attivita' solidaristica considerato che i consumatori, nella loro globalita' non lo sono e se risulti che l'attivita' delle associazioni animaliste sia in armonia con l'articolo 13 del Trattato di Lisbona." Tutte domande alle quali il Governo non ha ancora dato risposte.
Per quanto riguarda le entrate da donazioni, Linda Polman, autrice di libri come "Onu. Debolezze e contraddizioni di una istituzione indispensabile per la pace" e "L'industria della solidarieta'", parlando di aiuti umanitari, raccontava gia' un anno fa a Paolo Bracalini de "Il Giornale", di un "meccanismo perverso" per cui "chi dona i soldi sceglie l'organizzazione umanitaria in base all'efficienza, alla rapidita', certo, ma anche sulla base della notorieta' dell'associazione, dal fatto di essere rappresentata magari da personaggi che compaiono in tv.
É successo spesso che le Ong pagassero dei testimonial o dei bravi pierre per accreditarsi tra i supporter finanziari." E cio' fa ben riflettere sui tanti testimonial famosi che sostengono l'una o l'altra associazione animalista, ma ci sarebbero anche leggi, regolamenti e provvedimenti vari, prodotti da Istituzioni a vari livelli che sembrerebbero concepiti appositamente per far buscare dei quattrini a queste organizzazioni, tanto che molti cominciano a pensare che le varie inchieste nate in questi anni sulle onlus si siano fermate all'apparenza per evitare di pestare i piedi a qualcuno.
Da qui la decisione di FederFauna, che difende categorie i cui piedi sono continuamente pestati dalla politica animalista e che non teme certo di pestare i piedi a nessuno, di predisporre l'ennesima azione legale, per chiedere alla Magistratura di sciogliere quei nodi che la politica, forse perche' impegnata in "questioni piu' importanti", forse per convenienza di qualcuno, sembra non voler sciogliere.
"sei favorevole alla caccia?"