Ormai il giorno dell'apertura al capriolo è vicino. Manca solo una settimana ma io so già dentro di me quale sarà il capo che andrò a insidiare. Il suo nome è josè ( do sempre un nome ai caprioli che vedo per lungo tempo), fra noi c'è complicità, sembra che Lui sappia che i nostri destini presto si incroceranno visto che solo io fra tutti i cacciatori della zona sembra abbia la fortuna di vederlo. Lo vedo ogni volta che salgo in montagna da solo mentre se sono accompagnato dai miei "colleghi" Lui non si presenta. Ormai quasi tutti mi prendono per pazzo ma dentro di me so che il giorno dell'apertura Lui sarà li e io "purtroppo" non sarò armato solo di binocolo.
Josè non è bellissimo, ha un palco piuttosto debole, ha una stazza nella norma a dispetto di alcuni capi veramente bellissimi che vedo piuttosto frequentemente, ma io voglio Lui e Lui probabilmente lo sa.
Il giorno prima dell'apertura il mio migliore amico si offre di accompagnarmi e io ben felice accetto quindi prepariamo tutto ciò che serve e raggiungiamo una baita a poca distanza dal luogo di caccia dove trascorreremo la "vigilia".
Sono sempre teso il giorno prima dell'apertura ma questa volta sono stranamente calmo, quasi cosciente di come andrà a finire il giorno dopo. Fra un bicchiere di buon vino e un altro arriva presto ora di coricarsi.
La sveglia suona, beviamo un buon caffè caldo e dopo un rapido controllo degli zaini ci avviamo nella zona di caccia.
Armo il mio nuovissimo sako 75 in 6,5x55 e saliamo verso il crinale dove ho scelto di appostarmi. La camminata non è lunga ed è ancora prestissimo e la notte sembra non voler cedere il passo al giorno.
Ci sediamo dietro a una gobba del terreno e con la mente penso al mio josè.
La luce è davvero poca ma il mio leica permette già di iniziare a "sondare" il terreno.
Estraggo dalla tasca il cellulare per vedere l'ora: 6,12 di una tiepida mattina di inizio settembre. E' in questo momento che sento spezzarsi un ramo e mentre mi giro vedo jose che si alza dal riposo notturno.
Sono stordito: era coricato 30 metri più in alto di me e non capisco come mai non sia scappato mentre raggiungevamo la posta.
Succede tutto in un attimo: il mio amico vedendolo fa un gesto istintivo nel tentativo di avvisarmi della sua presenza e Lui parte in diagonale.
La nuova carabina è già sullo zaino mentre Lui si ferma a 150 metri in posizione perfetta. La luce è pochissima, faccio fatica a inquadrarlo e mentre muovo la carabina per trovarlo sento la botta del 6,5 che mi coglie del tutto impreparato. Mi è scappato il colpo. Sono incredulo. Ormai se ne è andato penso, alzo lo sguardo e col binocolo scopro che invece è ancora li, non si è mosso di mezzo centimetro. Il mio amico mi conferma che è sempre Lui, che non si muove, che se ne sta li immobile. Riarmo la carabina e questa volta la croce si allinea subito sulla sua sagoma.
Il boato rieccheggia nella valle e nell'ottica vedo chiaramente Josè spegnersi senza fare un passo.
La pacca sulla spalla del mio amico me ne da conferma.
-Prima di sparare hai detto "scusami"- fa notare il mio amico
-Credevo di averlo solo pensato- rispondo io - Chiedevo scusa a josè.
La giornata passa con un senso di malinconia che mi pervade ma la caccia è anche questa.